La conosciamo come icona del cinema hollywoodiano degli anni ’30 e ’40. Ma dietro il volto magnetico e i ruoli da diva, Hedy Lamarr nascondeva una mente brillante, curiosa e visionaria.
Oggi vogliamo raccontarvi una storia che unisce glamour, ingegno e scienza – perché l’innovazione nasce anche dove meno ce lo aspettiamo.

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L’attrice che parlava in frequenza variabile

Nel pieno della Seconda guerra mondiale, Hedy Lamarr lavorò insieme al compositore George Antheil a un’invenzione rivoluzionaria: un sistema di trasmissione a salto di frequenza (frequency hopping), pensato per evitare l’intercettazione dei segnali nei siluri radiocomandati.
L’idea era ingegnosa: far “saltare” la frequenza del segnale in modo coordinato tra trasmettitore e ricevitore, rendendo la comunicazione sicura e non rintracciabile.

Il brevetto venne depositato nel 1942. Ma non fu preso sul serio. Forse perché troppo avanti per l’epoca. Forse perché a proporlo era una donna, e per di più un’attrice.
Il risultato? La tecnologia fu ignorata per decenni — fino a quando non divenne la base per lo sviluppo di Wi-Fi, Bluetooth, GPS e comunicazione wireless.

L’intuizione che ha cambiato le regole del gioco

Quello che colpisce della storia di Hedy Lamarr non è solo l’invenzione in sé, ma il contesto in cui è nata. Nessun laboratorio, nessuna carriera accademica, nessun camice bianco: solo curiosità, intelligenza e passione per la tecnologia.

Lamarr studiava da autodidatta, smontava e ricostruiva congegni nel tempo libero, si circondava di brevetti e libri di fisica nel dietro le quinte dei set cinematografici.
Una scienziata “non autorizzata”, potremmo dire, che ha saputo vedere ciò che altri non vedevano.

Di U.S. Patent Office - The Register, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=44890226

Un grazie speciale a chi ha scritto con noi

Questo approfondimento nasce grazie al contributo di un gruppo di studentesse dell’Università di Torino, che hanno collaborato con il team dell’Ada Lovelace Day per raccontare storie di donne visionarie, coraggiose e spesso dimenticate.

A loro va il nostro ringraziamento, perché tenere viva la memoria delle innovatrici del passato è il primo passo per ispirare le protagoniste del futuro.

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