Sai chi ha insegnato ai computer a parlare? No, non è un genio della Silicon Valley… ma una donna del secolo scorso.
Oggi ti raccontiamo la storia di Grace Hopper: matematica, militare, rivoluzionaria dell’informatica.
Non si è limitata a fare la storia dell’informatica: l’ha riscritta.
Le origini di una mente brillante
Grace Hopper nasce nel 1906, a New York. Suo padre incoraggia fin da subito la sua curiosità e indipendenza.
Cresce in un ambiente educativo tradizionale per ragazze, ma ama rompere gli schemi: gioca a basket, hockey e pallanuoto, e a sette anni smonta sveglie per capire come funzionano.
Minuta, ma brillante, non si lascia fermare dai limiti imposti alle donne.
È solo l’inizio di una mente destinata a rivoluzionare l’informatica.
Un’educazione fuori dagli schemi
Studia in scuole private per ragazze, dove le insegnano a diventare “vere signorine”.
Ma Grace è diversa: preferisce lo sport alla danza, e la logica alla mondanità.
Pratica molti sport considerati “da maschio”, rompendo ogni schema.
A sedici anni fallisce l’esame di latino e viene respinta dal Vassar College. Ma non si arrende: riprova, viene ammessa, e da lì inizia il suo cammino.
A Vassar studia matematica con passione. La scintilla è accesa: vuole capire, decifrare, costruire.
Dalla matematica alla Marina: l’ascesa di una pioniera
Si laurea in matematica nel 1928 e consegue un dottorato a Yale, diventando una delle prime donne a raggiungere un traguardo di questo livello.
Inizia a insegnare matematica al Vassar College, dove nel 1941 diventa professoressa associata.
Si sposa con Vincent Foster Hopper, dal quale divorzia qualche anno dopo.
Durante la Seconda Guerra Mondiale entra volontariamente nella Marina.
Qui lavora sul Mark I, uno dei primi computer digitali elettromeccanici, utilizzato per applicazioni militari e scientifiche, contribuendo alla decifrazione dei codici dell’Asse.
Da lì nasce il suo mito.
L’intuizione che cambia tutto: nasce il compilatore
Nel 1949 Hopper lavora per la Eckert-Mauchly Computer Corporation allo sviluppo dello UNIVAC I, uno dei primi computer commerciali.
Qualche anno dopo, introduce un’innovazione storica: il compilatore, un programma capace di tradurre istruzioni in linguaggio naturale in codice macchina.
Questa intuizione apre la strada a un’informatica più inclusiva e comprensibile.
“Nonna COBOL”: la donna che ha reso la programmazione accessibile
Sotto la sua guida nasce FLOW-MATIC, il primo linguaggio di programmazione basato su parole in inglese semplice.
Da lì prende forma il COBOL, pensato per il mondo del business e ancora oggi utilizzato in settori come finanza, assicurazioni e pubblica amministrazione.
Con COBOL, anche chi non è programmatore può comprendere e usare i computer.
Grace si guadagna il soprannome di “Nonna COBOL” e diventa una delle voci più autorevoli della scienza applicata.
Falene, nanosecondi e genialità: la scienza secondo Grace Hopper
Grace Hopper non ha solo inventato strumenti: ha cambiato il modo in cui pensiamo la tecnologia.
Il termine debugging diventa celebre grazie a lei, dopo un curioso episodio in cui un’insetto reale – una falena – fu trovato all’interno di un computer malfunzionante.
Ma Grace era anche una straordinaria comunicatrice. Durante le sue conferenze portava con sé un filo lungo 30 centimetri per mostrare quanto spazio percorre la luce in un nanosecondo: un modo concreto e brillante per spiegare la scienza a chiunque.
Era convinta che la programmazione dovesse essere chiara, logica, accessibile: un sapere condiviso, non un linguaggio per pochi.
Con uno stile diretto e anticonformista, è stata una figura chiave nell’umanizzazione del linguaggio informatico.
Il suo lavoro ha abbattuto barriere tecniche e culturali, rendendo l’informatica uno strumento aperto a tutti.
Un’eredità che ha cambiato il nostro modo di programmare
L’apporto di Grace Hopper ha modificato radicalmente il nostro modo di rapportarci con i computer.
Prima del suo lavoro, la programmazione era riservata a pochi specialisti.
Con il compilatore e i linguaggi da lei ideati, Hopper ha reso possibile uno sviluppo più ampio, condiviso, anticipando i concetti alla base dell’open source e della collaborazione tra pari.
Ha promosso una visione di tecnologia libera, inclusiva e partecipativa.
Oltre la tecnologia: un modello per le nuove generazioni
In un’epoca in cui le donne erano escluse quasi del tutto dai settori scientifici e tecnologici, Grace Hopper è stata una pioniera.
Oggi la sua figura è celebrata ogni anno alla Grace Hopper Celebration e dal 1971, l’ACM assegna il Grace Murray Hopper Award ai giovani under 35 che si distinguono per contributi significativi all’informatica.
Lo spirito che ha cambiato le regole
La visione di Hopper continua a vivere nelle piattaforme user-friendly, nei linguaggi moderni, nei sistemi low-code, nei chatbot e persino negli strumenti di intelligenza artificiale.
La sua idea di fondo – rendere il linguaggio delle macchine comprensibile agli esseri umani – è oggi più attuale che mai.
È amata non solo per i suoi contributi tecnici, ma per il suo spirito anticonformista.
Una delle sue frasi più celebri resta un insegnamento universale per chi vuole cambiare le cose:
“The most dangerous phrase in the language is: We’ve always done it this way.”
La sua eredità ci ricorda che innovare significa avere il coraggio di cambiare strada — anche quando tutti gli altri continuano a percorrere la stessa.
Questo articolo è stato scritto in collaborazione con le studentesse del Corso in Storia delle Tecnologie Digitali dell’Università di Torino: Ilenia Bongiovanni, Elisa Ferragatta e Alessandra Ferrari.

